Gli scavi del XX secolo
Le notizie riguardanti le scoperte avvenute presso Calvatone subiscono un'interruzione sino al 1908, quando Giovanni Patroni pubblica una serie di ritrovamenti sporadici:
l'archeologo ritiene il sito tanto significativo da decidere di avviare nuovi scavi e saggi tra il 1919 e il 1920, grazie ai quali si scopre un abitato dell'Età del Bronzo (XV-XIV sec. a.C.), i cui materiali
confluiscono nelle Raccolte del Museo Archeologico di Milano.
Una nuova stagione per l'archeologia di Calvatone si apre con gli scavi condotti dalla Soprintendenza Archeologica della Lombardia
e diretti dal prof. Mario Mirabella Roberti in località Costa di Sant'Andrea. A partire dagli anni '50 del secolo scorso si inaugura
così per il vicus una nuova fase di ricerche archeologiche:
in seguito, infatti, a ulteriori rinvenimenti e a piccoli saggi esplorativi effettuati nel 1956, il territorio di Calvatone entra nella sfera degli interessi della Soprintendenza, con una serie di campagne di scavo
condotte dal Mirabella Roberti tra il 1957 e il 1961. Si tratta delle prime esplorazioni scientifiche eseguite applicando
il metodo stratigrafico: l'obiettivo dello studioso non è tanto quello di ricercare oggetti antichi, quanto il tentativo di inserire il sito romano in un quadro topografico e di individuare delle strutture utili a definire l'impianto
urbanistico dell'abitato antico.
Le principali scoperte, pubblicate nel 1972, riguardano l'individuazione di una strada porticata (1957) e delle cosiddette "domus del Labirinto" (1959) e "domus con cortile" (1961). Gli scavi del 1959 risultano,
secondo il giudizio del Mirabella stesso, particolarmente proficui in quanto i primi a fornire dati di interesse artistico: viene infatti individuata la cosiddetta "domus del Labirinto", un complesso costituito da cinque ambienti, uno dei quali (un triclinium)
caratterizzato dalla presenza di un pavimento decorato da un emblema a mosaico con tessere bianche e nere che formano l'immagine di un labirinto, con un riquadro centrale raffigurante il Minotauro morente.
Gli interventi su tale struttura riguardano soprattutto lo scavo e il recupero del mosaico: quest'ultima operazione, in particolare, resa difficile dal
terreno gelato, si svolge in modo inconsueto, cioè riscaldando il suolo con un fuoco,
strappando le tessere e la terra e disponendole su appositi supporti.
I materiali provenienti da questi scavi sono oggi conservati in parte a Milano, presso la Soprintendenza Archeologica della Lombardia, e in parte esposti nella sala del museo di Piadena dedicata a Calvatone, dove si conserva
anche il "Mosaico del Labirinto". Oltre agli importanti risultati ottenuti in campo scientifico attraverso tali esplorazioni, al Mirabella si deve riconoscere anche il merito di aver intuito l'importanza archeologica dell'area,
tanto da proporre alla provincia di Cremona nel 1964 l'acquisizione dei terreni in località Costa di S. Andrea, per preservare il deposito archeologico dai danni provocati da un'agricoltura ormai sempre più invasiva.
La fase più recente delle ricerche archeologiche a Calvatone, in località Sant'Andrea, prende avvio nel 1986, con il "progetto Calvatone", che vede la collaborazione tra la Soprintendenza Archeologica della Lombardia (oggi Soprintendenza Archeologia della Lombardia), l'Istituto di Archeologia dell'Università degli Studi di Milano (oggi Settore di Archeologia del Dipartimento di Beni culturali e ambientali) e l'Istituto di Archeologia dell'Università degli Studi di Pavia (poi Sezione di Archeologia del Dipartimento di Scienze dell'Antichità).
Mentre le Università si sono impegnate a riprendere gli scavi all'interno dell'area di proprietà provinciale (vedi Scavi UNIMI), la Soprintendenza, sotto la direzione di Lynn Pitcher, ha effettuato ampi saggi nelle aree circostanti, per verificare estensione e limiti della città antica.
Tra i saggi della Soprintendenza, effettuati nel 1988, ha presentato un particolare rilievo il "saggio 6", nel cosiddetto Campo del Generale: in tale area è stato in seguito condotto uno scavo sistematico in estensione (campagne 1988, 1989, 1990), integralmente pubblicato, che ha portato al rinvenimentodi un quartiere a carattere artigianale, con abitazioni e botteghe o piccole officine, attraversato da una strada di notevoli dimensioni.
Ulteriori campagne di scavo della Soprintendenza hanno interessato, nel 1991, la domus del saggio 3, a nord dell'area di proprietà provinciale, oltre il Dugale Delmona e, nel 1998, in un settore a ovest della medesima area, una necropoli tardoromana, di cui si sono poste in luce 14 tombe ad inumazione, prive di corredo.