Produzioni e Commerci
Commerci
I materiali rinvenuti negli scavi di Bedriacum hanno contribuito a sottolineare la funzione commerciale del vicus.
La posizione sulla via Postumia e soprattutto il collegamento con il
fiume Oglio ponevano il sito in una situazione privilegiata come centro
di smistamento delle merci che arrivavano dall'area alto-adriatica e
proseguivano verso altri centri della Cisalpina oppure verso le Alpi.
Sebbene non si sia trovata ancora
traccia negli scavi delle strutture del porto fluviale , la vivace attività commerciale di Bedriacum
è tuttavia testimoniata da centinaia di frammenti di anfore, i grandi
contenitori utilizzati per il trasporto di derrate alimentari, olio,
vino.
Eterogenea risulta l'origine delle anfore recuperate a
Calvatone: alla fine del II sec. a.C. è documentato vino dall'isola di
Rodi e vino e olio dalle Puglie e da altri centri adriatici. In
seguito, durante l'età imperiale, saranno l'Istria, la Spagna e
l'Africa a inserirsi nella rete commerciale della Pianura Padana e a
distribuire i loro prodotti.
I contatti con l'Egeo sono documentati, a partire dalla fine del II
sec. a.C., dalle numerose attestazioni di anfore rodie, contenitori
caratterizzati da anse apicate destinati al trasporto del vino: si sono
rinvenuti esemplari frammentari e integri, talvolta bollati, che
attestano le prime importazioni di vino rodio in area norditalica,
datate tra la fine del III e la metà del II sec. a.C.
Un altro contenitore destinato al trasporto del vino e la cui cospicua presenza caratterizza il vicus è l'anfora Lamboglia 2: si tratta di una forma di origine probabilmente apula, particolarmente diffusa dalla fine
del II sec. a.C. all'età cesariana, oltrechè nella fascia adriatica, anche
nel territorio della Cisalpina. Importante la presenza di bolli,
impressi per lo più sull'orlo, sulle anse e sul collo.
Anche se i commerci del vicus sono proiettati prevalentemente verso l'area adriatica ed egeo-orientale, non mancano testimonianze di traffici con il Tirreno. In tal senso è particolarmente significativa
la presenza di anfore di forma Richborough 527, in una variante databile tra fine I e II sec. d.C., probabilmente destinate al trasporto di allume dall'isola di Lipari, nelle Eolie, utilizzato in antico
soprattutto nella lavorazione di pelli e tessuti.
Si ricorda infine, nel quadro dei
traffici commerciali caratterizzanti il vicus nella media e tarda età imperiale, la presenza di anfore di
produzione africana. La diffusione di tali contenitori diventa
importante a partire dal II-III secolo d.C., quando la provincia
d'Africa si ritrova ad essere il principale fornitore di olio nel
bacino del Mediterraneo. Tra i tipi più diffusi in tutto il Mediterraneo e in Italia settentrionale,
l'anfora cilindrica di medie dimensioni, prodotta in Tunisia
tra il IV e il V secolo d.C. e destinata al trasporto di
olio.
Accanto ai molti contenitori anforari sono presenti
a Calvatone-Bedriacum
anche numerosi coperchi d'anfora: sono state distinte tre tipologie,
con tappi realizzati al tornio, a stampo e ricavati da una parete
d'anfora o di dolio.
Un'altra notevole testimonianza della forte attività commerciale del
centro antico è il rinvenimento di alcune centinaia di monete:
attraverso lo studio di questi esemplari è possibile avere un quadro
piuttosto articolato della circolazione monetaria in un centro romano
della Cisalpina quale Bedriacum, dal II sec. a.C. al V sec. d.C.
Come avviene quasi sempre negli scavi di centri abitati, le monete
recuperate erano in antico monete circolanti (utilizzate nella vita
quotidiana e di scarso valore intrinseco) perdute accidentalmente.
L'assoluta maggioranza delle monete recuperate a Calvatone è di
bronzo, rare le monete d'argento e completamente assenti quelle d'oro.
La necessità di disporre di moneta bronzea di modesto valore ha determinato,
nel corso del I sec. a.C. anche a Bedriacum il fenomeno della frammentazione degli assi (moneta
bronzea di base): sono infatti numerosi gli esemplari di assi dimezzati
intenzionalmente in antico, per sopperire alla mancanza di
approvvigionamento del circolante minore bronzeo.
A Bedriacum continueranno a circolare monete fino a tutto il V sec.
d.C.: pur di dimensioni minime e di bassissimo peso le monete tarde
documentano una notevole resistenza della cultura monetaria e
testimoniano anche l'ultima fase di vita del vicus.